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Aspetti geologiciIn linea generale, si riporta che il terreno “primitivo” del Promontorio è costituito da roccia di granito, sienite e schisto micaceo , su cui si è sovrapposto lo strato del terreno, per così dire “moderno”, costituito da sabbione, tufo, conglomerato. È una sorta di incrostatura di roccia sedimentaria talmente compatta da poter facilmente essere confusa, per le sue caratteristiche di durezza, con il calcare primitivo. Da un punto di vista strettamente geologico, gli studiosi hanno ritrovato fossili di “testacei” del Terziario e del Quaternario. E tale fenomeno ha anche del sorprendente se si considera che ciò è avvenuto alla quota tra 50 e 80 metri slm. Sulla natura del terreno, vale la pena di spendere qualche parola, considerato il fatto che, già nella prima metà dell’Ottocento, il Promontorio del Capo, compresa l’area della Baronia, è stata oggetto di studio di geologi e naturalisti italiani e stranieri. Esistono nell’area di Capo Milazzo affioramenti di depositi litorali ghiaiosi e sabbiosi olocenici. Nell’area della Tonnara, a Cala S. Antonio e a Punta Cirucco sono stati rilevate sabbie e conglomerati, risalenti al Pleistocene Superiore, contenenti molluschi di ambiente litorale. A Punta Mazza, Punta Baldassarre, Cala S.Antonio e in contrada Manica sulla roccia sedimentaria di settemilioni di anni fa sono stati riscontrati strati di sabbia ghiaiosa grigia, ricca di fossili tra cui i resti di conchiglie e coralli. Inoltre, risultano censiti anche alcune specie di invertebrati, tipo taxa , che appartengono a forme di substrato roccioso. I frammenti rinvenuti evidenziano un ambiente soggetto ad un’elevata produzione ondosa. La specie mesolitorale più significativa, rinvenuta a Milazzo, è la Patella ferruginea , il cui habitat naturale risiede tra i livelli medi di alta e bassa marea. A Punta Rugno, sono stati ritrovati numerosi esemplari di tubi di Janua pagenstecheri (Quatrefages), incrostata sull’ Haliotis tubercolata lamellosa . Infatti, si tratta di uno “spirorbide” che incrosta substrati duri, ma anche alghe e che si riproduce in abbondanza in fondali infralitorali superficiali. Sempre a Punta Rugno, è stato ritrovato anche un tipo di “serpulide” poco comune, un tubo di Semivermilia cribrata (O.G.Costa), tipico dei substrati duri circalitorali; ritrovati anche dei “briozoi”, un articolo di Margaretta cereoides (Ellis e Solaudu) e una colonia di Pentapora ottomuelleriana (Moll). A punta Brognolari, sull’unico mollusco fossile ( Cerithium vulgatum ), sono stati osservati numerosissimi tubi di Janua pagenstecheri e di Filigrana sp., forma molto comune in ambiente infralitorale. Nella Cala di S. Antonio ci sono dei fondali a praterie di Poseidonia; inoltre nelle grotte e negli anfratti si concentrano varie specie vegetali ed animali, quali per esempio: cernie, polpi, murene, scorfani. Altra parte importante di questo ecosistema è rivestita, inoltre, dai molluschi, di cui si cita la “Bursa scrobiculator”. Nel 1993, a seguito di una serie di interventi di scavi archeologici subacquei, ad opera della Soprintendenza di Messina, sono stati effettuati dei ritrovamenti, in particolare nella Cala dei Liparoti, tra Punta Rotolo e Punta Cirucco e al largo di Punta Mazza, dove sono stati rinvenuti preziosi giacimenti fossili e reperti archeologici. La Cala dei Liparoti, in quanto protetta dai venti, costituì nei vari secoli un punto di attracco sicuro per le navi. Ciò è comprovato dalla cospicua presenza di materiali ritrovati sui fondali, relativi ai vari carichi delle navi: perlopiù frammenti di anfore romane databili tra il I sec. a.C. e l’età imperiale. Ma i ritrovamenti si estendono a reperti anche dell’Ottocento. |